Riceviamo e pubblichiamo
La presentazione in Parlamento della bozza di Recovery Plan compiuta ieri dal presidente del Consiglio Draghi necessita urgentemente l’avvio di un dibattito a sinistra.
L’intervento di Alfonso Gianni pubblicato questa mattina, 27 aprile, dal Manifesto può rappresentare una traccia positiva per l’impostazione di un discorso complessivo di confronto con tutti i soggetti sia associativi, sia politico – istituzionali.
Si ravvisa però una questione di fondo, ben oltre le singole tematiche contenute nella bozza di piano.
Si tratta della “freddezza tecnocratica” con la quale il presidente del Consiglio ha impostato il suo discorso, unita a una “degasperiana ricerca di unità” (cito proprio Alfonso Gianni) .
Una “ricerca di unità” calata dall’alto considerando il governo quasi un’entità astratta posta al di fuori dal confronto democratico e il Parlamento una semplice sede di frettoloso ascolto.
In ballo non ci sono soltanto i miliardi del Recovery ma, soprattutto, la forma di governo e la qualità (ormai abbondantemente deteriorata) della nostra democrazia.
La forma di governo sembra ormai aver subito una torsione presidenzialista accentuata dalla saga dei dpcm susseguitisi nel corso dell’emergenza sanitaria
Il dibattito politico non può sottovalutare questo aspetto decisivo e limitarsi al tema della dislocazione delle poste finanziarie in un quadro che comunque è ancora del tutto ipotetico e illusorio.
A sinistra va cercato inoltre un coinvolgimento largo che, sul terreno istituzionale, oltrepassi le divisioni parlamentari che pure si erano espresse con il voto di fiducia.
Grazie per l’attenzione
Franco Astengo