Le elezioni legislative tenutesi nella Federazione Russa tra il 17 ed il 19 settembre possono riassumersi in due verdetti che in realtà confermano quelle che erano le aspettative della vigilia: il partito del presidente Vladimir PutinRussia Unita (Единая Россия, Edinaja Rossija), ha perso la maggioranza assoluta dei consensi tra gli elettori, mentre il Partito Comunista della Federazione Russa (Коммунистическая партия Российской Федерации, Kommunističeskaja partija Rossijskoj Federacii) rappresenta una forza d’opposizione in netta ascesa, confermando il trend delle precedenti elezioni locali.

Sebbene i risultati definitivi dovrebbero essere pubblicati non prima di venerdì, con il 99,99% delle schede scrutinate è oramai possibile avere una visione d’insieme di quelle che sono state le elezioni russe. Russia Unita è tornata ai livelli del 2011, con il 49,85% delle preferenze, perdendo dunque la maggioranza assoluta dei consensi tra un elettorato che partecipato con una buona affluenza alle urne (51,68%, superiore a quella del 2016). Tuttavia, il sistema elettorale misto, che prevede una parte dei seggi assegnati in maniera proporzionale e la restante metà con il metodo del first-past-the-post, avvantaggia nettamente il partito di Putin, che dunque è riuscito a mantenere la maggioranza assoluta della Duma di Stato (Госуда́рственная ду́ма, Gosudarstvennaja Duma), con 324 seggi su 450.

Il Partito Comunista di Gennadij Zjuganov ha ottenuto invece il 18,96% dei consensi, guadagnando oltre cinque punti percentuali rispetto alla precedente elezione. I comunisti speravano questa volta di superare la quota del 20%, come non accadeva dal 1999 e come affermavano i sondaggi delle settimane precedenti il voto, ma allo stesso tempo hanno denunciato alcune irregolarità nel conteggio del voto elettronico nella capitale, Mosca, e in altre regioni del Paese. Al momento il KPRF è accreditato di 57 scranni, quindici in più della precedente legislatura, risultando il partito più votato in quattro delle entità federate che compongono la Russia.

Il Partito Comunista, insieme alle forze patriottiche di sinistra, ha avuto molto successo in queste elezioni”, ha commentato Zjuganov dopo la pubblicazione dei risultati. “Qual è la ragione del nostro successo? È principalmente legato al fatto che siamo l’unico partito che ha presentato un programma completo, un budget per lo sviluppo e dodici leggi fondamentali che consentono al Paese di uscire pacificamente e democraticamente da una grave crisi sistemica”. Il leader comunista è poi passato all’attacco nei confronti del partito di governo, affermando che “da vent’anni persegue una politica assolutamente distruttiva per la Russia. […] Negli ultimi cinque anni ha adottato tutta una serie di leggi che continuano a rovinare il Paese, condannandolo all’estinzione”.

Zjuganov ha poi parlato delle criticità causate dall’introduzione del sistema di voto elettronico a Mosca e in altre regioni del Paese, soprattutto nelle aree più orientali della Russia, sistema che secondo i comunisti sarebbe stato utilizzato per avvantaggiare Russia Unita: “A Mosca, invece di organizzare elezioni regolari e giuste, introducono dispositivi elettronici che minano l’intero sistema. E i risultati, che dovrebbero essere calcolati immediatamente, non vengono resi pubblici fino al mattino. E così in molte regioni. Quindi queste elezioni false non servono a nessuno, ma esasperano la divisione sociale che si è sviluppata nella società. E questa divisione continua a crescere”. “Alle 19:00 di ieri sera i risultati medi del Partito Comunista della Federazione Russa erano in Estremo Oriente e in Siberia paragonabili a Russia Unita, tra il 25% e il 35%, ma questa mattina ci hanno superato di almeno sei punti percentuali. I risultati di Russia Unita crescono nella notte, mentre diminuiscono quelli del Partito Comunista e degli altri partiti. Matematicamente, è chiaro che questo è impossibile!”.

Crediamo che sia necessario correggere subito la situazione, perché la violenza contro il sistema elettorale, la violenza contro i cittadini, il furto dei loro voti non aggiungono una virgola né alle autorità, né al presidente, né al suo corso. Non fanno altro che aggravare problemi già complessi”, ha ancora affermato Zjuganov nel corso della conferenza stampa organizzata dall’agenzia TASS. “Credo che insieme potremo migliorare la situazione. Ma il partito al potere è tenuto ad avere un atteggiamento responsabile nei confronti di ciò che sta accadendo nel Paese. Finora non lo abbiamo visto”, ha concluso.

I comunisti staccano nettamente l’opposizione liberale del Partito Liberal-Democratico di Russia (Либерально-Демократическая Партия России, Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii) di Vladimir Žirinovskij, che si ferma ad un deludente 7,50%, con ventuno deputati eletti ed una perdita di ben diciotto seggi. Segue la lista dei socialdemocratici di Russia Giusta (Справедливая Россия, Spravedlivaja Rossija), il cui leader è Sergej Mironov, e che con il 7,44% riescono ad eleggere 27 deputati, scavalcando i liberali grazie agli otto seggi ottenuti con il first-past-the post. Supera la soglia di sbarramento del 5% anche la nuova formazione di centro-destra Gente Nuova (Новые люди, Novye Ljudi), che con il 5,33% dei consensi vede attribuirsi tredici seggi.

Tra le formazioni che non hanno varcato la soglia di sbarramento del voto proporzionale, riescono ad eleggere un rappresentante nei collegi uninominali i nazionalisti del Partito Politico Pan-Russo “Madrepatria” (Всероссийская политическая партия «Родина», Vserossijskaja Političeskaja Partija «Rodina»), il Partito della Crescita (Партия Роста, Partija Rosta) e Piattaforma Civica (Гражданская Платформа, Graždanskaja Platforma). Completano la composizione della nuova Duma di Stato cinque deputati eletti come indipendenti.

Non è riuscito ad eleggere deputati, infine, il partito Comunisti di Russia (Коммунисты России, Kommunisty Rossii), nato del 2012 da una scissione del KPRF operata da parte di alcuni membri che si oppongono alla leadership di Zjuganov. La lista guidata da Maksim Surajkin ha ottenuto solamente l’1,27% dei voti validi, con l’unico risultato di sottrarre qualche scheda che sarebbe potuta essere utile alla causa del KPRF.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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