Foto Hosny Salah – Pixabay

Marquez

“Nei soli sei mesi coperti da questo rapporto sono morti più di mille civili e quasi quattromila sono stati feriti”, ha dichiarato Danielle Bell, responsabile della Missione di monitoraggio in Ucraina. A Gaza in meno di un mese i morti sono 10mila, i feriti almeno il triplo ma questi numeri sono scomparsi da qualsiasi analisi. Su tutti i media si parla solo del 7 Ottobre, di Hamas, come se non ci fosse mai stato un prima e un dopo.

Report ONU, in Ucraina mille civili uccisi negli ultimi 6 mesi. A Gaza 10mila in 3 settimane

Un rapporto dell’ONU dell’Ucraina, pubblicato ad Ottobre, indicava l’aumento delle morti e delle violazioni dei diritti umani. In particolare si può leggere:

I civili continuano a pagare un prezzo altissimo nella guerra in Ucraina, con quasi 10.000 morti e decine di migliaia di feriti dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022, ha dichiarato la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel Paese in un rapporto pubblicato mercoledì.

Il rapporto rivela il tributo mortale dell’invasione su larga scala da parte della Russia sui civili ucraini, con quasi sei persone uccise e 20 ferite in media ogni singolo giorno tra febbraio e luglio di quest’anno.

“Nei soli sei mesi coperti da questo rapporto sono morti più di mille civili e quasi quattromila sono stati feriti”, ha dichiarato Danielle Bell, responsabile della Missione.

Numeri terribili che in questi quasi due anni di conflitto sono stati costantemente segnalati, analizzati, il più delle volte gonfiati ad arte, in una narrazione che ha continuato a parlare di “genocidio”.

Tutto ciò stride clamorosamente con l’atteggiamento nei confronti delle vittime palestinesi dell’offensiva israeliana a Gaza. I morti sono 10mila, di cui quasi la metà bambini, i feriti almeno il triplo ma questi numeri sono scomparsi da qualsiasi analisi.

Su tutti i media si parla solo del 7 Ottobre e di Hamas come nuovo nazismo, come se non ci fosse mai stato un prima e un dopo.

Il massacro che ha fatto da spola alla reazione israeliana è stato giustamente scandagliato. I giornali hanno ripetutamente insistito sul numero degli israeliani caduti nell’attacco di Hamas, 1300 vittime. Abbiamo saputo nomi, storie, ricostruito le loro vite, le ore ultime ore.

Ora che la vendetta di Stato di Tel Aviv sta facendo scempio dei palestinesi, è calato invece il silenzio. La carneficina è scomparsa dai resoconti dei media occidentali, nel migliore dei casi. Giustificata, nel racconto quotidiano. Incoraggiata, nei casi più parossistici.

Il conteggio delle vittime, sui grandi giornali che formano l’opinione pubblica assieme alle tv, non si fa più. Non compaiono nemmeno servizi in cui si ricostruisce la vita dei caduti. Non si mostrano le foto. Non si parla della loro quotidianità perduta. Nulla.

La cifra complessiva compare in mezzo a qualche articolo, come un dato di passaggio, un contorno. Si tratta di una morte protetta dal diritto, giustificata dagli osservatori internazionali, perdonata dalle grandi potenze.

In definitiva, morti di serie b perchè poco funzionali. Sacrificabili. E non ci rendiamo conto dell’enormità della frattura che si sta creando in questa contrapposizione tra l’Occidente dei doppi standard e gli “altri”.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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